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Patton


George Smith Patton è uno dei più importanti generali USA della seconda guerra mondiale.

Si può ipotizzare che soffrisse di un disturbo bipolare, come pare che ne soffrissero suoi contemporanei come Churchill e Roosevelt.

Probabilmente era un disturbo bipolare di tipo II, in quanto permetteva loro un buon grado di adattamento nonostante qualche idiosincrasia e non era compromettente e vistoso quanto quello di tipo I.

I suoi interessi sono particolarmente variegati, quasi dispersivi nonostante eccella in tutti questi: non solo è un uomo di guerra, ma fu anche un atleta e, nonostante la sua fama di uomo ruvido e burbero, era un accanito conoscitore di lettere classiche e opere storiche.

Nonostante l'impostazione guerresca e impostata alla disciplina - che pretendeva dai suoi uomini - questo generale fu più volte inviso a colleghi e superiori, disobbedendo agli ordini e alle strategie concordate.

Il suo carattere era eccessivamente sicuro di sè e notoriamente brusco e tendente all'ira, cosa che portò a diversi scandali con la stampa e i politici del proprio paese e di quelli alleati. Tale perdita di controllo, frequente ed eccessiva, potrebbe essere attribuita a uno stato irritabile collegato al suo disturbo.

La sua filosofia strategica era totalmente impostata all'offensiva, che ben si coniuga a un comandante di divisioni corazzate, ma che lo portò più volte ad attaccare il nemico anche quando conveniva mantenere la posizione, a costo di molte vite umane.

Del resto non era un generale che rischiava la vita dei propri uomini senza fare altrettanto con la sua, ma questo, nonostante sia un comportamento encomiabile in un comandante, fa parte di un quadro dove la persona mette ripetutamente a rischio la propria incolumità.

La carriera di Patton durante la seconda guerra mondiale è eccellente, eppure era un uomo perennemente insoddisfatto, non sentiva di aver fatto abbastanza, continuava a sentirsi maltrattato dai superiori che non riconoscevano i suoi meriti.

Era un uomo cupo, che appariva come un uomo fuori contesto per i tempi moderni, abituato a un tempo in cui il coraggio e la forza avevano la meglio sull'astuzia e il padroneggiamento della tecnologia. Questi momenti di cupezza si alternavano a momenti in cui era irrequieto, pieno di energie, irritabile e azzardato.

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